UNA NOVENA ALL’IMMACOLATA

UNA NOVENA ALL’IMMACOLATA

“La Madonna vuole portare a noi tutti il grande dono che è Gesù; e con Lui ci porta il suo amore, la sua pace, la sua gioia” (Papa Francesco)

“Maria ci permette di comprendere cosa significa essere discepoli di Cristo” (Papa Francesco)

“Sub tuum praesidium”. Sotto il tuo mantello, sotto la tua custodia, oh Madre! lì siamo sicuri”

PRIMO GIORNO – 29 novembre

LA MADONNA DEL “SÌ”

       L’Angelo del Signore viene ad annunciare a Maria che sarebbe diventata madre del Signore. Tre volte al giorno le campane ricordano l’episodio. Con le Ave Maria dell’Angelus è una preghiera infinita, una specie di respiro che dalla terra sale verso il cielo. San Luca racconta la scena dell’annunciazione perché l’ha raccolta dalla bocca della Madonna. E’ dunque lei che ha riconosciuto chi era quell’Angelo, che ha notato le sue parole.

         L’Angelo dapprima l’aveva salutata: “Ave! Sia gioia a te”. Con che rispetto! Lo stesso rispetto Maria l’avrà più tardi in quella annunciazione che sono le sue apparizioni. Così con Bernadette a Lourdes.

         Nessun roveto ardeva. Nessuna luce di gloria. L’Angelo le comunicava che lei era oggetto di una grazia perfetta. Che il Signore fosse con – Lei, Maria lo sapeva già, ma non lo sapeva ancora da parte del Signore stesso.

PROPOSITO: per essere umile come Maria, mi impegnerò a tacere di me, cioè a non tirare fuori nelle conversazioni la paroletta “io”, per quanto mi è possibile, almeno fino alle 3 del pomeriggio, ora della morte di Gesù.

LETTURA: Dal Vangelo secondo Luca (1,26-38)

Al sesto mese, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te».
A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».
Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio». Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei.

PREGHIERA – GIACULATORIA:

“Sia gioia  a Te, o Piena di Grazia, il Signore è con Te”.

SECONDO GIORNO – 30 Novembre

IL MISTERO AFFASCINANTE DELLA VERGINE

Giuseppe doveva avere per Maria un amore inesprimibile, calmo, chiaro come un lago, fresco come le sorgenti. Aveva senza dubbio la percezione dell’affinità di quella fanciulla con lui e quello di una superiorità immensa di lei nei suoi confronti. L’amore dell’uomo si modella su quello della donna, che è silenziosa educatrice dello slancio virile. Maria verginizzò Giuseppe, come doveva verginizzare tanti giovani col suo sorriso, soprattutto i sacerdoti, che devono a lei se riescono a conservare in questo mondo, con facilità, il mistero della verginità virile.

La verginità non toglie nulla alla tenerezza; le conferisce anzi una maggiore pienezza e libertà. Bossuet scrisse questa frase stupendamente poetica: “Maria considerava Gesù Cristo come un fiore che la sua integrità aveva fatto schiudere e con questi sentimenti gli dava baci più belli di quelli di una madre: erano baci di una Madre Vergine”.

PROPOSITO: per essere umile come Maria, mi impegnerò quest’oggi a fare a qualche persona una gentilezza, un piccolo servizio, nascosto, in modo cioè che nessuno abbia a saperlo. Lo sappia solo il Padre celeste che “vede nel segreto”.

LETTURA: Dal Vangelo secondo Luca (1,39-45)

In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto».

PREGHIERA – GIACULATORIA:

“O Maria, tu che sei stata la più grande lode di gloria della Santissima Trinità, rendimi come  Te”.

TERZO GIORNO – 1 Dicembre

MARIA CANTA IL MAGNIFICAT

Maria e non Elisabetta canta il magnificat. Il magnificat costituisce un riassunto del suo pensiero, la modulazione della sua anima. E’ un canto meraviglioso per la sua limpida innocenza. Il pittore Corot diceva di una tela che aveva dipinto in fretta: “Quando vi ho impiegato? Cinque minuti e tutta una vita”. Il Magnificat, ugualmente, avrà potuto durare otto o nove respiri, ma raccontava tutta un’esistenza. Maria offre, con qualche colpo d’ala, la sua filosofia della storia. La sintetizza in questa formula: Dio abbassa i potenti ed esalta gli umili. E’ la storia di Dio nel mondo, ma è anche la storia di Maria in Dio.

Canto di un’anima familiarizzata con i testi biblici, il Magnificat mostra la freschezza di un’improvvisazione: dall’anima di Maria, così silenziosa e contemplativa, erompe un salmo di gioia.

PROPOSITO: per essere umile come Maria, eviterò con ogni attenzione durante la giornata di mettermi in vista, di farmi notare.

LETTURA: Dal Vangelo secondo Luca (1,46-56)

Allora Maria disse:
«L’anima mia magnifica il Signore
e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,
perché ha guardato l’umiltà della sua serva.
D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.

Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente
e Santo è il suo nome;

di generazione in generazione la sua misericordia
per quelli che lo temono.

Ha spiegato la potenza del suo braccio,
ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;
ha rovesciato i potenti dai troni,
ha innalzato gli umili;
ha ricolmato di beni gli affamati,
ha rimandato i ricchi a mani vuote.
Ha soccorso Israele, suo servo,
ricordandosi della sua misericordia,
come aveva detto ai nostri padri,
per Abramo e la sua discendenza, per sempre».

Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua.

PREGHIERA – GIACULATORIA:

“O Spirito Santo, anima della mia anima, io mi consacro a Te col Cuore Immacolato di Maria”. 

QUARTO GIORNO – 2 Dicembre

ERA NATO DA LEI

La madre avvolse il bimbo con le fasce e, con una tenerezza da cui traspariva il rispetto, lo adagiò nella mangiatoia, che era in una grotta.
La nascita rappresenta un avvenimento immenso per una madre.
Maria e Giuseppe stavano finalmente per vedere Colui che recava soltanto una rassomiglianza materna, che era nato dalla potenza creatrice di Dio, che rappresenta, quindi, l’immagine di Dio sulla terra al più alto grado. Per la prima volta dalle origini del mondo si poteva, senza cadere nell’idolatria, inginocchiarsi dinanzi a un essere vivente e adorare un corpo. L’abbraccio della madre al suo neonato è un abbraccio in cui entra naturalmente una specie di ammirazione, quella stessa che l’artista proverebbe dinanzi  a un’opera uscita dai suoi pensieri. Nel momento in cui se la ritrova, all’improvviso, viva, sorride felice. Ma questa ammirazione della madre è, fondamentalmente, un omaggio a Dio che ha creato. La Madre Vergine poteva adorare Colui che era nato da lei, senza correre rischio di adorare se stessa.

PROPOSITO: per essere umile come Maria, mi impegnerò in tutto il giorno a non sollecitare nemmeno indirettamente alcuna lode, anzi a essere generosa di lodi almeno con tre persone.

LETTURA:  Dal Vangelo secondo Luca (2,1-20)

In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto quando Quirinio era governatore della Siria. Tutti andavano a farsi censire, ciascuno nella propria città. Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nàzaret, salì in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme: egli apparteneva infatti alla casa e alla famiglia di Davide. Doveva farsi censire insieme a Maria, sua sposa, che era incinta. Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’alloggio.
C’erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all’aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande timore, ma l’angelo disse loro: «Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia». E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste, che lodava Dio e diceva:
«Gloria a Dio nel più alto dei cieli
e sulla terra pace agli uomini, che egli ama».
Appena gli angeli si furono allontanati da loro, verso il cielo, i pastori dicevano l’un l’altro: «Andiamo dunque fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere». Andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore. I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro.

PREGHIERA – GIACULATORIA: “Io ti saluto, o Mamma, che ci hai donato Gesù, il pane eucaristico della tua farina” (preghiera di S. Caterina da Siena).

QUINTO GIORNO – 3 Dicembre

PARLATECI DI MARIA COME REALMENTE FU

Il carattere riflessivo e meditativo con cui Maria rifletteva su tutti gli avvenimenti misteriosi e li scrutava nel proprio cuore, era una delle sue maniere particolari per accostarsi a Dio.

“Perchè un discorso sulla Madonna porti frutto, occorre che ci parli della vita reale di Maria, quale il Vangelo lascia intravedere, e non della sua vita quale le viene attribuita”. Così si esprimeva nei suoi ultimi momenti Santa Teresa del Bambino Gesù. E aggiungeva  che i discordi che insistono troppo sulle prerogative eccezionali e fuori serie di Maria finiscono per stancare e non conducono all’amore. “Chi può escludere che qualche anima non si senta scoraggiata e provi un certo distacco per una creatura superiore? Parlateci di Maria come realmente fu e come ne parlano i Vangeli”, ripeteva Santa Teresa.

PROPOSITO: per essere umile come Maria, mi impegnerò in tutto il giorno a non reagire nemmeno interiormente di fronte alle piccole umiliazioni che non mancano mai.

LETTURA: Dal Vangelo secondo Luca (2,22-32)

Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore – come è scritto nella legge del Signore:Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore – e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore.
Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore. Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo:

«Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo
vada in pace, secondo la tua parola,
perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza,
preparata da te davanti a tutti i popoli:
luce per rivelarti alle genti
e gloria del tuo popolo, Israele».

PREGHIERA – GIACULATORIA:

“O santissima Signora, Madre di Dio, la sola tutta pura, purificami il cuore perchè io sia degno di glorificarti e di cantarti, madre della vera Luce, Cristo nostro Dio” (S. Efrem).

SESTO GIORNO – 4 Dicembre

ADORATRICE FEDELISSIMA

Gesù è l’adoratore supremo, il rappresentante dell’umanità di Dio, il Redentore degli uomini e del mondo. Il pensiero di San Paolo nella Lettera agli Efesini corre su questo filo: San Paolo benedice Dio perché ci ha scelti ed eletti in Cristo prima della creazione del mondo, per essere puri e irreprensibili dinanzi a lui, per diventare suoi figli adottivi per mezzo di Cristo, in lode di gloria. Ecco il primo tempo: la scelta in Cristo fin dall’eternità. Viene poi il secondo tempo: la redenzione col sangue di Gesù e la cancellazione dei peccati.

La Madonna è un’adoratrice fedelissima accanto a Gesù adoratore eterno; eccola a Cana e sul Calvario cooperatrice alle esigenze della giustizia divina e dell’immensa carità di Cristo. Maria ha una mediazione ascendente di offerta e di oblazione, e una mediazione discendente di misericordia e di intercessione.

 

PROPOSITO: per essere umile come Maria, mi propongo in tutta questa giornata di preferire lo stare ad ascoltare gli altri che non il farmi ascoltare, come mi sarebbe più istintivo.

LETTURA: Dal Vangelo secondo Luca (2,33-38)

Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione – e anche a te una spada trafiggerà l’anima -, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori».
C’era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuele, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo matrimonio, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme.

PREGHIERA – GIACULATORIA:

“A te dono il mio cuore, madre del mio Gesù, madre d’amore”.

SETTIMO GIORNO – 5 Dicembre

LA VITA DI MARIA ERA IL TIPO DI OGNI VITA UMANA

Luca, che indubbiamente aveva conosciuto la Vergine e il suo ambiente (intento come era nella ricerca dei “testimoni oculari fin dagli inizi”), insiste su un lato particolare del carattere della Vergine: quello cioè di collegare gli avvenimenti, di conservarli, di ritornarci su, di confrontarli e di meditarli nel suo cuore. Basta fare un confronto con i discepoli di Emmaus. I due discepoli, mentre camminavano col Viandante ignoto, non sanno chi è e discutono con Lui. Lo riconoscono nel momento in cui compare; nella sua essenza hanno la prova della sua presenza.

Soltanto quando una creatura cara scompare, allora si comincia a capire che cosa era in se stessa. Soltanto molto tempo dopo l’infanzia si comprende l’infanzia; ciò del resto avviene per ogni età della vita.

La Vergine riandava ai propri misteri per ricavarne dei significati sempre più profondi; per illuminare il passato col futuro, per vedere in questo passato un proprio annunzio (così, dopo i tre giorni del sepolcro, i tre giorni in cui aveva cercato il fanciullo Gesù continuano ad avere per lei un valore raffigurativo). Coglieva in tal modo il piano di Dio che si attua senza fretta attraverso le angosce umane, le azioni e anche le ribellioni della libertà.

PROPOSITO: per essere umile come Maria, mi impegnerò durante questa giornata a fare attenzione agli altri più che a rivolgere continuamente l’attenzione a me.

LETTURA: Dal Vangelo secondo Luca (2,39-52)

Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui.

I suoi genitori si recavano ogni anno a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono secondo la consuetudine della festa. Ma, trascorsi i giorni, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. Credendo che egli fosse nella comitiva, fecero una giornata di viaggio e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme. Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai maestri, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l’udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte. Al vederlo restarono stupiti, e sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo». Ed egli rispose loro: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». Ma essi non compresero ciò che aveva detto loro.
Scese dunque con loro e venne a Nàzaret e stava loro sottomesso. Sua madre custodiva tutte queste cose nel suo cuore. E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini.

PREGHIERA – GIACULATORIA:

“Madre mia, fiducia mia” (preghiera di Papa Giovanni).

OTTAVO GIORNO – 6 Dicembre

MARIA ALLE NOZZE DI CANA

L’Ora di Gesù rappresenta il momento, fissato da tutta l’eternità, per un’azione particolarmente importante. Allorché la donna dà alla luce una creatura, Gesù dice che la sua “ora”, l’ora di quella donna, è venuta. Quando Gesù si sacrifica, dice: “Padre, è venuta l’ora”. Quando entra nella sua Pasqua e nella sua Passione, a cui prelude mediante la lavanda dei piedi e l’insegnamento del comando dell’amore, Giovanni afferma che è venuta l’ora per Gesù di passare da questo mondo al Padre.

Se i suoi nemici non hanno potuto catturarlo, Giovanni spiega dicendo che l’ora di Gesù non era ancora venuta. A sua Madre che gli chiede, con discrezione un atto di potenza in favore degli sposi, Gesù a Cana risponde che la sua ora non è venuta. Doveva manifestarsi più tardi. Tuttavia la domanda di Maria non rimane senza effetto. La Vergine non alterò i destini. Semplicemente secondo il linguaggio di Cartesio, Dio aveva da tutta l’eternità previsto che avrebbe anticipato la sua “ora” a causa della preghiera di Maria.

Dio potè agire in questa maniera, per farci capire il modo con cui voleva che certi favori gli fossero richiesti. Come Gesù, secondo Pascal, “rimane in agonia fino alla fine, del mondo”, così l’atteggiamento della Madonna a Cana è senza fine, è perenne.

PROPOSITO: per essere umili come Maria, voglio impegnarmi a mostrare gioia per la presenza di chi mi sta vicino e a nascondere il dolore che mi  reca l’indifferenza degli altri a mio riguardo.

LETTURA: Dal Vangelo secondo Giovanni (2-1,12)

 Il terzo giorno vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno vino». E Gesù le rispose: «Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora». Sua madre disse ai servitori: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela».
Vi erano là sei anfore di pietra per la purificazione rituale dei Giudei, contenenti ciascuna da ottanta a centoventi litri. E Gesù disse loro: «Riempite d’acqua le anfore»; e le riempirono fino all’orlo. Disse loro di nuovo: «Ora prendetene e portatene a colui che dirige il banchetto». Ed essi gliene portarono. Come ebbe assaggiato l’acqua diventata vino, colui che dirigeva il banchetto – il quale non sapeva da dove venisse, ma lo sapevano i servitori che avevano preso l’acqua – chiamò lo sposo e gli disse: «Tutti mettono in tavola il vino buono all’inizio e, quando si è già bevuto molto, quello meno buono. Tu invece hai tenuto da parte il vino buono finora». 
Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui.
Dopo questo fatto scese a Cafàrnao, insieme a sua madre, ai suoi fratelli e ai suoi discepoli. Là rimasero pochi giorni.

PREGHIERA- GIACULOTORIA:

“Santissima Vergine, fammi santa” (giaculatoria preferita da S. Gemma Galgani).

NONO GIORNO – 7 Dicembre

LA MADONNA ADDOLORATA

Maria è sola, ritta accanto al discepolo prediletto. Questo discepolo senza nome rappresenta, nello stesso tempo, l’autore del Quarto Vangelo, il collegio dei dodici apostoli, i discepoli, la Chiesa, l’umanità intera. Nell’ora più grave della sua vita, quella in cui tutto stava per essere consumato, Gesù affida l’umanità al Cuore Materno di Maria. Giovanni aveva certo l’idea che Maria doveva essere per l’umanità ciò che era stata per l’unigenito Gesù: una Madre. Egli sottintende che l’ora era la più dolorosa di tutte, simile a quella di una Madre che dà alla luce un bimbo: era la sua ora.

Il Vangelo di Giovanni contiene la mariologia in potenza.

Fin dal commento di Origene sul Vangelo di San Giovanni si sa che questo Vangelo ha un rapporto con la Vergine. “Osiamo dirlo- scrive Origene, il filosofo-teologo-esegeta – il Vangelo di San Giovanni costituisce il vertice dei Vangeli. Nessuno può ricevere lo Spirito Santo se non colui che ha posato sul petto di Gesù e che da Gesù ha ricevuto Maria, divenuta da quel momento anche la propria madre”.

PROPOSITO: per essere umile come Maria, mi impegnerò a non mettermi a confronto con quello che fanno le persone vicino a me, anzi a scoprire qualcosa di buono in almeno tre di loro.

LETTURA: Dal Vangelo secondo Giovanni (19,25-30)

Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria madre di Clèopa e Maria di Màgdala. Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!». E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé.
Dopo questo, Gesù, sapendo che ormai tutto era compiuto, affinché si compisse la Scrittura, disse: «Ho sete». Vi era lì un vaso pieno di aceto; posero perciò una spugna, imbevuta di aceto, in cima a una canna e gliela accostarono alla bocca. Dopo aver preso l’aceto, Gesù disse: «È compiuto!». E, chinato il capo, consegnò lo spirito.

PREGHIERA – GIACULATORIA:

“Gesù, Maria, Padre Celeste, vi amo nello Spirito Santo”.

PREGHIERA ALLA MADONNA
“Santa Maria, madre di Dio,
conservami un cuore di fanciullo,
puro e limpido come acqua di sorgente.
Dammi un cuore semplice
Che non assapori la tristezza;
un cuore magnifico nel donarsi,
tenero della compassione;
un cuore fedele e generoso
che non dimentica alcun bene
e non tiene rancore di alcun male.
Dammi un cuore dolce e umile
Che ami senza chiedere contraccambio,
felice di cancellarsi in un altro cuore
dinanzi al tuo Figlio divino,
un cuore grande e indomabile
che nessuna ingratitudine mai chiuda,
e nessuna indifferenza mai stanchi;
un cuore tormentato dalla gloria
del tuo Figlio Gesù;
ferito dal suo amore
con una ferita la cui piaga
si rimargina solo in cielo”.
(P. del Grandmaison)

TUTTO IN LEI SI SVOLGE NELL’INTIMO

SUOR ELISABETTA DELLA TRINITA’ (1880-1906) ebbe una vita chiusa nel breve respiro di 26 anni, divisi in tre periodi, nettamente distinti dalla sua diversa maniera di firmarsi: 1880-1904, Elisabetta Catez; 1901-1905, Elisabetta della Trinità; 1905-1906, Lode di Gloria. Quelle tre firme indicano una crescente intimità con Dio.

Nel primo periodo, come ogni fanciulla si rivolge sempre alla Madonna; in ogni festa mariana rinnova alla Madonna il suo voto di verginità; le chiede la benedizione prima di recarsi a ogni ricevimento a festa mondana; chiede e ottiene la grazia di morire giovane.

Il secondo periodo inizia il 2 agosto 1901 con il suo ingresso al Carmelo. Nel silenzio della sua anima, a imitazione di Maria, vuole essere “la casa di Dio”, e “tener compagnia ai Tre” (Padre, Figlio e Spirito Santo) per lasciarsi invadere dallo loro azione trasformante e consumante. Il 21 novembre 1904 scrive la sua celebre preghiera trinitaria. Scopre la Madonna come su modello per “Custodire tutte le cose nel suo cuore per perdersi e trasformarsi nella S.S Trinità”. La Madonna le “rivela il dolce segreto dell’unione con Dio che ci fa, sempre e in ogni cosa, dimorare in Lui”; è la Madonna che la “introduce in Colui nel quale ella penetrò così profondamente”.

Nell’estate del 1905 inizia il terzo periodo in cui si chiama e si firma “lode di gloria”. Suor Elisabetta elegge Maria “Regina e Custode” del Cielo e della sua anima, inabitata dai Tre, e le invocava col titolo di “porta del cielo”. “Vado verso la Luce” dice prima di morire. Aveva scritto: “La Madonna mi terrà per mano e mi introdurrà nel cielo splendentissimo della SS. Trinità e mi sussurrerà le parole del salmo: “sono nella gloria perché mi hanno detto: andremo alla Casa del Signore”.

Ecco alcune espressioni di Suor Elisabetta della Trinità a riguardo della Madonna:

  • Maria è Colei nella quale tutto si svolge nell’intimo.
  • La Vergine Maria era sempre calma e forte durante tutta la sua vita perché indissolubilmente unita al cuore del Figlio suo, Gesù.
  • Custodiva tutte le cose nel suo cuore per perdersi e trasformarsi nella SS. Trinità.
  • Maria è la più grande lode di gloria della SS. Trinità.
  • Gesù, il Maestro divino, mi sollecita a separarmi da tutto ciò che non e Lui. Separarmi: questa parola racchiude tante cose. Così mi preparo alla festa dell’ Immacolata, anniversario della mia vestizione, perché Gesù mi rivesta della purezza, di quella verginità che permette all’anima di essere irradiata dalla luce stessa di Dio.
  • Con quanta pace, con quale raccoglimento Maria agiva e si prestava a ogni cosa. Anche le azioni più ordinarie erano da lei divinizzate perché in tutto ciò che faceva la Vergine restava sempre l’Adoratrice di Dio.
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