Messalino di Venerdì 26 Maggio

Messalino di Venerdì 26 Maggio

Dagli Atti degli Apostoli (18,9-18)

[Mentre Paolo era a Corìnto,] una notte, in visione, il Signore gli disse: «Non aver paura; continua a parlare e non tacere, perché io sono con te e nessuno cercherà di farti del male: in questa città io ho un popolo numeroso». Così Paolo si fermò un anno e mezzo, e insegnava fra loro la parola di Dio.
Mentre Gallione era proconsole dell’Acàia, i Giudei insorsero unanimi contro Paolo e lo condussero davanti al tribunale dicendo: «Costui persuade la gente a rendere culto a Dio in modo contrario alla Legge». Paolo stava per rispondere, ma Gallione disse ai Giudei: «Se si trattasse di un delitto o di un misfatto, io vi ascolterei, o Giudei, come è giusto. Ma se sono questioni di parole o di nomi o della vostra Legge, vedetevela voi: io non voglio essere giudice di queste faccende». E li fece cacciare dal tribunale. Allora tutti afferrarono Sòstene, capo della sinagòga, e lo percossero davanti al tribunale, ma Gallione non si curava affatto di questo.
Paolo si trattenne ancora diversi giorni, poi prese congedo dai fratelli e s’imbarcò diretto in Siria, in compagnia di Priscilla e Aquila. A Cencre si era rasato il capo a causa di un voto che aveva fatto.

* Paolo è tradotto davanti al tribunale del proconsole Gallione che si dichiara tuttavia incompetente e non dà ragione a nessuna parte.

 

Salmo Responsoriale (dal Sal 46)
Dio è re di tutta la terra.

Popoli tutti, battete le mani!
Acclamate Dio con grida di gioia,
perché terribile è il Signore, l’Altissimo,
grande re su tutta la terra.

Egli ci ha sottomesso i popoli,
sotto i nostri piedi ha posto le nazioni.
Ha scelto per noi la nostra eredità,
orgoglio di Giacobbe che egli ama.

Ascende Dio tra le acclamazioni,
il Signore al suono di tromba.
Cantate inni a Dio, cantate inni,
cantate inni al nostro re, cantate inni.

 

Canto al Vangelo (cf Lc 24,46.26)
Alleluia, alleluia. Cristo doveva patire e risorgere dai morti, ed entrare così nella sua gloria. Alleluia.

Dal Vangelo secondo Giovanni (16,20-23a)

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:
«In verità, in verità io vi dico: voi piangerete e gemerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete nella tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia.
La donna, quando partorisce, è nel dolore, perché è venuta la sua ora; ma, quando ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più della sofferenza, per la gioia che è venuto al mondo un uomo. Così anche voi, ora, siete nel dolore; ma vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e nessuno potrà togliervi la vostra gioia. Quel giorno non mi domanderete più nulla».

* Le tribolazioni degli apostoli saranno seguite dalla gioia di un’era nuova. Il Regno di Dio nasce dal dolore.

 

Spunti di Riflessione

Il cammino della gioia
L’ora di una madre è l’ora di una nascita. Ogni nascita è sofferenza, lacerazione, ma va a sfociare nella gioia. Le sofferenze anzi sono il fermento di una gioia ancora più grande, così profonda, così personale che nessuno potrà rapirla. Il nostro essere trova il suo compimento solo nella gioia.
Sul lamento di Gesù: «La mia anima è triste fino alla morte», Kirkegaard scrisse: «Mi sembra ancora più terribile per Dio aver udito quelle parole che per Gesù averle pronunciate. Essere inalterabile fino a tal punto non è terribile? Rimanere inalterabile fino a quel punto e tuttavia essere amore, sollecitudine infinita, profonda, inesauribile!».
Dio vede da tutta l’eternità l’opera della creazione e della redenzione del mondo. In quella pace divina gli eletti, prendendo a prestito gli occhi di Dio, vedranno a loro volta l’intero svolgimento della storia del mondo. Cesseranno per loro tutte le domande; il velo sarà sollevato; ciò che non poteva apparire quaggiù, data la condizione umana di pellegrini, ciò che era oggetto di scandalo o d’adorazione s’illuminerà improvvisamente e per sempre. Il problema del senso della creazione, del perché di tanti mali permessi da un Dio onnipotente e infinitamente buono, si risolverà nella luce.

 

La Parola per me, Oggi

«Non aver paura; continua a parlare e non tacere». Il mondo ha più che mai bisogno dell’Annuncio di gioia che gronda dalle pagine del Vangelo. Gioia che vince il dolore, la morte. Gioia della Donna, Maria, che ci ha generato nel dolore del Calvario per introdurci nella gioia della risurrezione. «Non tacere»: il mondo ha sete di gioia.

 

 

La Parola si fa Preghiera

Maria, Donna vera, che hai conosciuto le lacrime più atroci, svelaci il segreto della Tua fecondità. Madre che hai saputo scorgere nell’apparente sconfitta della croce il mistero di una nascita che ci ha resi figli di Dio, donaci il segreto dell’attesa che si fa Speranza, perché anche attraverso di noi possa nascere il mondo nuovo.

- Un mese a Maria -
Gesù è coronato di spine
La regalità di Cristo si esprime nella corona di spine. Egli è Re dell’amore e del servizio. Egli si mette all’ultimo posto e dona la vita per i fratelli.
Ciò che a noi appare stoltezza e fallimento è sapienza e potenza di Dio. È la forza vera dell’amore.
Padre nostro, Ave Maria (10 volte), Gloria.

 

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