Messalino di Sabato 4 Febbraio

Messalino di Sabato 4 Febbraio

Dalla Lettera agli Ebrei (13,15-17.20-21)

Fratelli, per mezzo di Gesù offriamo a Dio continuamente un sacrificio di lode, cioè il frutto di labbra che confessano il suo nome.
Non dimenticatevi della beneficenza e della comunione dei beni, perché di tali sacrifici il Signore si compiace.
Obbedite ai vostri capi e state loro sottomessi, perché essi vegliano su di voi e devono renderne conto, affinché lo facciano con gioia e non lamentandosi. Ciò non sarebbe di vantaggio per voi.
Il Dio della pace, che ha ricondotto dai morti il Pastore grande delle pecore, in virtù del sangue di un’alleanza eterna, il Signore nostro Gesù, vi renda perfetti in ogni bene, perché possiate compiere la sua volontà, operando in voi ciò che a lui è gradito per mezzo di Gesù Cristo, al quale sia gloria nei secoli dei secoli. Amen.

* A conclusione della Lettera degli Ebrei, l’autore parla del dovere del cristiano a riguardo del sacrificio di lode (la S. Messa) da rendere a Dio e del dovere dell’esercizio della carità. L’attuazione stessa della carità è un sacrificio accetto a Dio. In tutto poi bisogna obbedire ai capi della comunità, che hanno ricevuto il loro ufficio da Dio.

 

Salmo Responsoriale (dal Sal 22)
Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla.

Il Signore è il mio pastore:
non manco di nulla.
Su pascoli erbosi mi fa riposare,
ad acque tranquille mi conduce.
Rinfranca l’anima mia.

Mi guida per il giusto cammino
a motivo del suo nome.              
Anche se vado per una valle oscura,
non temo alcun male, perché tu sei con me.
Il tuo bastone e il tuo vincastro
mi danno sicurezza.

Davanti a me tu prepari una mensa
sotto gli occhi dei miei nemici.
Ungi di olio il mio capo;
il mio calice trabocca.

Sì, bontà e fedeltà mi saranno compagne
tutti i giorni della mia vita,
abiterò ancora nella casa del Signore
per lunghi giorni.

 

Canto al Vangelo (Gv 10,27)
Alleluia, alleluia. Le mie pecore ascoltano la mia voce, dice il Signore, e io le conosco ed esse mi seguono. Alleluia.

Dal Vangelo secondo Marco (6,30-34)

In quel tempo, gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e quello che avevano insegnato. Ed egli disse loro: «Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po’». Erano infatti molti quelli che andavano e venivano e non avevano neanche il tempo di mangiare.
Allora andarono con la barca verso un luogo deserto, in disparte. Molti però li videro partire e capirono, e da tutte le città accorsero là a piedi e li precedettero.
Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose.

* Il Maestro invita i suoi inviati ad appartarsi per un meritato riposo. Infatti la folla numerosa sembra provare che la loro missione aveva avuto successo. Ma la folla non si stacca da Gesù, lo segue, e Gesù, dimenticando il suo desiderio di solitudine, invece di evitarla, mostra una grande sollecitudine perché comprende il suo bisogno di una guida e di un maestro.

 

Spunti di Riflessione

Il silenzio fecondo
Gesù vuole staccarsi dal popolo della Galilea, perché, nonostante tutto, non presenta quella fede che era da aspettarsi. Egli si limita a poco a poco alla cerchia dei suoi discepoli. Tale cerchia diventa però un’immagine della futura comunità cristiana, in cui, accanto all’attività missionaria, si trovano anche il raccoglimento e la meditazione. Ambedue queste cose, l’attività esterna e la riflessione interiore, fanno parte della vita cristiana (cf Lc 10,38-42).
C’è una legge per cui ogni essere vivente è soggetto a un ritmo di diastole e sistole, di moto verso l’esterno e verso l’interno. Esempi: respirare, vegliare, dormire. L’attività, per rimanere fresca e rinnovarsi, ha bisogno della distensione, del riposo. Ciò vale anche nel campo religioso: per fare il bene occorrono riflessione, calma, silenzio, in cui si abbia l’impressione che «nulla» accada. Il silenzio va inteso e considerato nel senso originario. Io ho bisogno di tempo per ritrovare «me stesso». Questa è pure la via per ritrovare Dio, com’è pur vero che devo cercare Dio tanto «fuori» quanto «dentro».
Gesù prende con sé i discepoli, perché riposino con lui e rinnovino le loro forze dopo un faticoso lavoro. Egli non chiede loro più del necessario, non li logora, li tratta «umanamente». Tuttavia l’interessamento di Gesù nei confronti della miseria delle folle che affluiscono si volge in compassione. L’amore di Dio per noi e il nostro amore per i nostri fratelli sono tra di loro come la voce e l’eco.

 

La Parola per me, Oggi

La legge del silenzio diventa non solo una necessità psicologica ma un’esigenza fondamentale dello spirito. Percorsi e attraversati come siamo dai flussi continui di parole, di suoni, di emozioni, bombardati dalle immagini più affascinanti e più spietate, lentamente non ci accorgiamo di non essere più padroni del nostro «io», della nostra intimità e del mistero che è in noi e attorno a noi.

 

La Parola si fa Preghiera

Signore, tu vieni a cercarci, ma noi siamo sempre più perduti: dunque vieni sempre, Signore. Noi siamo tutti lontani, smarriti, non sappiamo chi siamo né cosa vogliamo. Vieni, Signore. Vieni sempre, Signore.

«Se Dio mi concedesse la Sua onnipotenza, cambierei tutto. Ma, se mi concedesse anche la sua onniscienza, forse lascerei le cose come sono» (Jacques Monsabré).

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