Messalino di Sabato 1 Settembre
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi (1,26-31)
Considerate la vostra chiamata, fratelli: non ci sono fra voi molti sapienti dal punto di vista umano, né molti potenti, né molti nobili. Ma quello che è stolto per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i sapienti; quello che è debole per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i forti; quello che è ignobile e disprezzato per il mondo, quello che è nulla, Dio lo ha scelto per ridurre al nulla le cose che sono, perché nessuno possa vantarsi di fronte a Dio. Grazie a lui voi siete in Cristo Gesù, il quale per noi è diventato sapienza per opera di Dio, giustizia, santificazione e redenzione, perché, come sta scritto, “chi si vanta, si vanti nel Signore”.
* Dio continua ad agire con follia poiché sceglie, come segno della sua presenza nel mondo, una comunità così poco qualificata sul piano umano come quella dei Corinzi.
Salmo Responsoriale (dal Sal 32)
Beato il popolo scelto dal Signore.
Beata la nazione che ha il Signore come Dio,
il popolo che egli ha scelto come sua eredità.
Il Signore guarda dal cielo:
egli vede tutti gli uomini.
Ecco, l’occhio del Signore è su chi lo teme,
su chi spera nel suo amore,
per liberarlo dalla morte
e nutrirlo in tempo di fame.
L’anima nostra attende il Signore:
egli è nostro aiuto e nostro scudo.
È in lui che gioisce il nostro cuore,
nel suo santo nome noi confidiamo.
Canto al Vangelo (Gv 13,34)
Alleluia, alleluia. Vi do un comandamento nuovo, dice il Signore: come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Alleluia.
Dal Vangelo secondo Matteo (25,14-30)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: «Avverrà come a un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, secondo le capacità di ciascuno; poi partì. Subito colui che aveva ricevuto cinque talenti andò a impiegarli, e ne guadagnò altri cinque. Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone. Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò e volle regolare i conti con loro. Si presentò colui che aveva ricevuto cinque talenti e ne portò altri cinque, dicendo: “Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque”. “Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”.
Si presentò poi colui che aveva ricevuto due talenti e disse: “Signore, mi hai consegnato due talenti; ecco, ne ho guadagnati altri due”. “Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”. Si presentò infine anche colui che aveva ricevuto un solo talento e disse: “Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso. Ho avuto paura e sono andato a nascondere il tuo talento sotto terra: ecco ciò che è tuo”. Il padrone gli rispose: “Servo malvagio e pigro, tu sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l’interesse. Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. Perché a chiunque ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha, verrà tolto anche quello che ha. E il servo inutile gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”».
* Nella bontà e fedeltà dei due primi servi e nella malvagità e infingardaggine del terzo è raffigurata la storia di tutta l’umanità e di ciascun uomo.
Spunti di Riflessione
«Prendi parte alla gioia del tuo padrone»
In questa parabola si ritrovano le nozioni precise di tre parole fondamentali: «tempo», «lavoro», «talento». Dio a nessuno dà la vita senza dargli anche i mezzi per realizzarla. Nella culla o nel cuore di ognuno egli immette uno, o due, o cinque talenti.
«Dopo molto tempo», dice la parabola: lunga assenza del padrone, uno spazio di tempo che dà modo a ognuno di assumere le proprie responsabilità. Il tempo ci viene dato per mettere a frutto, con il nostro lavoro, i talenti che ci sono stati dati. Poi ci sarà il rendiconto. Ma nei talenti che ci vengono dati, Dio immette una forza misteriosa di produttività. Dio chiede che noi si abbia il coraggio di osare e di rischiare tutto. Perché avere paura? Nella fede, come nell’amore, non si deve calcolare, non si deve economizzare, altrimenti si perde e si rovina tutto. Bisogna rischiare tutto.
«Ti darò potere su molto», dice il padrone al servo buono: in cielo (= la gioia del padrone) si lavora, si assumono responsabilità. S. Teresina del Bambino Gesù lo sapeva bene quando diceva: «Voglio passare il mio cielo nel fare del bene sulla terra».
«E il servo inutile gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti». Gesù attira la nostra attenzione sul terzo uomo, su colui che aveva ricevuto un solo talento: costui accusa il suo padrone di essere duro, esigente, di «mietere dove non ha seminato»: vuole portare Dio al proprio livello. Egli ha congelato il suo patrimonio. Scatta una grande legge: chi non investe, chi non mette a frutto, si impoverisce. Si mette a frutto solo con la fedeltà alle piccole cose.
La Parola per me, Oggi
Nella nostra vita perdiamo un sacco di tempo a evidenziare i nostri e altrui difetti: sprechiamo così tante occasioni per far fruttificare le nostre e altrui doti. Mettiamoci a riscoprire questi talenti che rimangono nascosti e mortificati sia in noi sia negli altri.
La Parola si fa Preghiera
Ascolta, o Signore, la voce della Chiesa che attende una rinnovata manifestazione della tua tenerezza di Padre; fa’ che il tuo Figlio, venendo in mezzo a noi, trovi la stessa fede, umile e obbediente, di Maria, Vergine e Madre.