Messalino di Mercoledì 20 Novembre

Messalino di Mercoledì 20 Novembre

 

Dal libro dell’Apocalisse di san Giovanni apostolo (4,1-11)

Io, Giovanni, vidi: ecco, una porta era aperta nel cielo. La voce, che prima avevo udito parlarmi come una tromba, diceva: «Sali quassù, ti mostrerò le cose che devono accadere in seguito». Subito fui preso dallo Spirito.
Ed ecco, c’era un trono nel cielo, e sul trono Uno stava seduto. Colui che stava seduto era simile nell’aspetto a diaspro e cornalina. Un arcobaleno simile nell’aspetto a smeraldo avvolgeva il trono. Attorno al trono c’erano ventiquattro seggi e sui seggi stavano seduti ventiquattro anziani avvolti in candide vesti con corone d’oro sul capo. Dal trono uscivano lampi, voci e tuoni; ardevano davanti al trono sette fiaccole accese, che sono i sette spiriti di Dio. Davanti al trono vi era come un mare trasparente simile a cristallo. In mezzo al trono e attorno al trono vi erano quattro esseri viventi, pieni d’occhi davanti e dietro.
Il primo vivente era simile a un leone; il secondo vivente era simile a un vitello; il terzo vivente aveva l’aspetto come di uomo; il quarto vivente era simile a un’aquila che vola. I quattro esseri viventi hanno ciascuno sei ali, intorno e dentro sono costellati di occhi; giorno e notte non cessano di ripetere:
«Santo, santo, santo
il Signore Dio, l’Onnipotente,
Colui che era, che è e che viene!».
E ogni volta che questi esseri viventi rendono gloria, onore e grazie a Colui che è seduto sul trono e che vive nei secoli dei secoli, i ventiquattro anziani si prostrano davanti a Colui che siede sul trono e adorano Colui che vive nei secoli dei secoli e gettano le loro corone davanti al trono, dicendo:
«Tu sei degno, o Signore e Dio nostro,
di ricevere la gloria, l’onore e la potenza,
perché tu hai creato tutte le cose,
per la tua volontà esistevano e furono create».

* Giovanni vede la maestà di Dio sul trono con in mano tutti i poteri; contempla la posizione e la dignità immensa di Cristo, ottenuti mediante la sua morte e il suo sacrificio. Il cielo è una splendente sala del trono. Il trono raggia bagliori di pietre preziose.

 

Salmo Responsoriale (dal Sal 150)
Santo, santo, santo il Signore Dio, l’Onnipotente.

Lodate Dio nel suo santuario,
lodatelo nel suo maestoso firmamento.
Lodatelo per le sue imprese,
lodatelo per la sua immensa grandezza.

Lodatelo con il suono del corno,
lodatelo con l’arpa e la cetra.
Lodatelo con tamburelli e danze,
lodatelo sulle corde e con i flauti.

Lodatelo con cimbali sonori,
lodatelo con cimbali squillanti.
Ogni vivente dia lode al Signore.

 

Canto al Vangelo (Gv 15,16)
Alleluia, alleluia. Io ho scelto voi, dice il Signore, perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga. Alleluia.

Dal Vangelo secondo Luca (19,11-28)

In quel tempo, Gesù disse una parabola, perché era vicino a Gerusalemme ed essi pensavano che il regno di Dio dovesse manifestarsi da un momento all’altro.
Disse dunque: «Un uomo di nobile famiglia partì per un paese lontano, per ricevere il titolo di re e poi ritornare. Chiamati dieci dei suoi servi, consegnò loro dieci monete d’oro, dicendo: “Fatele fruttare fino al mio ritorno”. Ma i suoi cittadini lo odiavano e mandarono dietro di lui una delegazione a dire: “Non vogliamo che costui venga a regnare su di noi”. Dopo aver ricevuto il titolo di re, egli ritornò e fece chiamare quei servi a cui aveva consegnato il denaro, per sapere quanto ciascuno avesse guadagnato.
Si presentò il primo e disse: “Signore, la tua moneta d’oro ne ha fruttate dieci”. Gli disse: “Bene, servo buono! Poiché ti sei mostrato fedele nel poco, ricevi il potere sopra dieci città”.
Poi si presentò il secondo e disse: “Signore, la tua moneta d’oro ne ha fruttate cinque”. Anche a questo disse: “Tu pure sarai a capo di cinque città”.
Venne poi anche un altro e disse: “Signore, ecco la tua moneta d’oro, che ho tenuto nascosta in un fazzoletto; avevo paura di te, che sei un uomo severo: prendi quello che non hai messo in deposito e mieti quello che non hai seminato”. Gli rispose: “Dalle tue stesse parole ti giudico, servo malvagio! Sapevi che sono un uomo severo, che prendo quello che non ho messo in deposito e mieto quello che non ho seminato: perché allora non hai consegnato il mio denaro a una banca? Al mio ritorno l’avrei riscosso con gli interessi”. Disse poi ai presenti: “Toglietegli la moneta d’oro e datela a colui che ne ha dieci”. Gli risposero: “Signore, ne ha già dieci!”. “Io vi dico: A chi ha, sarà dato; invece a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha. E quei miei nemici, che non volevano che io diventassi loro re, conduceteli qui e uccideteli davanti a me”».
Dette queste cose, Gesù camminava davanti a tutti salendo verso Gerusalemme.

* Il regno di Dio arriverà soltanto con il ritorno ultimo del Signore: occorre essere pronti per l’ultima resa dei conti.

 

Spunti di Riflessione

Fedeli anche nel poco

* L’aspettativa dell’irrompente Regno di Dio diventa più accesa. L’irrequietezza afferra gli uomini: aspettano gli eventi ma con false idee. Gesù gliele rettifica con la parabola della “moneta d’oro” che mette davanti agli occhi la necessità dello sforzo personale, del proprio impegno, della cooperazione attiva.
Per il tempo della sua assenza il pretendente alla corona affida del denaro ai suoi servi, perché lo facciano fruttare trafficandolo. La moneta che ciascuno riceve, non rappresenta un grande valore, un operaio l’avrebbe potuta guadagnare in una stagione di lavoro. Quei servi dovevano dimostrare la loro fedeltà nel poco.

* Mentre Gesù è lontano, affida ai suoi discepoli l’amministrazione dei propri beni. Chi è mai l’ammnistratore fedele e saggio che il padrone pone a capo della servitù per distribuire la razione di viveri al tempo giusto? Il tempo che intercorre fra l’ascensione di Gesù al cielo e il suo ritorno nella gloria, è tempo di lavoro e di imprese missionarie.
Nel momento del giudizio, quello che conta è di aver compreso la volontà del Signore e di aver incarnato nella vita quello che si è appreso (vi è una grossa ricompensa per chi sa e fa!). Il merito di questi due primi servi sta nell’aver obbedito alla volontà del padrone.

 

La Parola per me, Oggi

L’insegnamento della parabola è chiaro: se ti ostini a tenere la tua mina accuratamente nascosta, sottrai progresso al mondo, santità a te stesso e amore a Dio. Ti pare poca cosa?

 

La Parola si fa Preghiera

Signore, fammi comprendere che ciò che conta non è quanto credo di aver ricevuto, ma riconoscere che quanto ho e sono è il dono del tuo amore, al quale rispondere con altrettanto amore.

 

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