Messalino di Mercoledì 10 Maggio

Messalino di Mercoledì 10 Maggio

 

Dagli Atti degli Apostoli (15,1-6)

In quei giorni, alcuni, venuti [ad Antiòchia] dalla Giudea, insegnavano ai fratelli: «Se non vi fate circoncidere secondo l’usanza di Mosè, non potete essere salvati».
Poiché Paolo e Bàrnaba dissentivano e discutevano animatamente contro costoro, fu stabilito che Paolo e Bàrnaba e alcuni altri di loro salissero a Gerusalemme dagli apostoli e dagli anziani per tale questione. Essi dunque, provveduti del necessario dalla Chiesa, attraversarono la Fenìcia e la Samarìa, raccontando la conversione dei pagani e suscitando grande gioia in tutti i fratelli.
Giunti poi a Gerusalemme, furono ricevuti dalla Chiesa, dagli apostoli e dagli anziani, e riferirono quali grandi cose Dio aveva compiuto per mezzo loro. Ma si alzarono alcuni della setta dei farisei, che erano diventati credenti, affermando: «È necessario circonciderli e ordinare loro di osservare la legge di Mosè». Allora si riunirono gli apostoli e gli anziani per esaminare questo problema.

* Il motivo della salita di Paolo e Barnaba a Gerusalemme è duplice: portare aiuti alla città santa (At 11,29; Gal 2,10) e rendere conto, in una riunione apostolica, dei successi missionari (At 15,4; Gal 2,2).

 

Salmo Responsoriale (dal Sal 121)
Andremo con gioia alla casa del Signore.

Quale gioia, quando mi dissero:
«Andremo alla casa del Signore!».
Già sono fermi i nostri piedi
alle tue porte, Gerusalemme!

Gerusalemme è costruita
come città unita e compatta.
È là che salgono le tribù,
le tribù del Signore.

Là sono posti i troni del giudizio,
i troni della casa di Davide.
Chiedete pace per Gerusalemme:
vivano sicuri quelli che ti amano.

 

Canto al Vangelo (Gv 15,4-5)
Alleluia, alleluia. Rimanete in me ed io in voi, dice il Signore; chi rimane in me porta molto frutto. Alleluia.

Dal Vangelo secondo Giovanni (15,1-8)

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato.
Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano.
Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli».

* La vera vite che è Cristo comprende anche i discepoli; soltanto per loro hanno senso i verbi “potare, gettare via” e “mondare”.

 

Spunti di Riflessione

«È la gloria del Padre mio che voi portiate molto frutto»
Il principio fondamentale della vita cristiana è il «dimorare-rimanere» innestati in questa vite spirituale che è il Cristo: se il discepolo rimane in Gesù attraverso la fede e l’amore, Gesù rimane in lui col suo amore e con la sua fecondità. La grazia divina è alla radice delle nostre opere buone ma essa non sostituisce la decisione umana della fede che è anch’essa alla radice della nostra salvezza. Se manca questa continua osmosi di vita col Cristo, la nostra vita si inaridisce, le azioni diventano meccaniche, le parole religiose solo vani suoni, la freddezza del cuore e la secchezza della coscienza ci attanagliano. «Ogni albero che non produce frutti buoni – ammoniva già il Battista – viene tagliato e gettato nel fuoco».
S. Caterina da Genova, forse attingendo ai racconti marinari dei suoi concittadini, ricordava che lungo le coste dell’Arabia e dell’India i pescatori di perle scendevano nelle profondità dei mari con una canna di bambù vuota, legata alla loro bocca da un’estremità mentre dall’altra raccoglieva aria alla superficie delle acque. Così, diceva la santa, deve fare il credente immerso nel mare delle preoccupazioni e delle distrazioni dell’esistenza: egli deve sempre avere un canale aperto verso la vita, l’aria, la forza di Dio per poter respirare, lottare ed operare. È con questo legame con Dio, alimentato all’Eucaristia e alla preghiera, che il cristiano si sente interiormente vivo, non si isterilisce in un’esistenza egoistica, gaudente e vuota.

 

La Parola per me, Oggi

Il frutto per eccellenza che il Padre si attende è l’amore fraterno. Se l’amore vicendevole è già il frutto, qualcosa si deve pur vedere; se non si vede nulla, o si vede ben poco, vuol dire che la pianta è ancora sterile. Pensaci.

 

La Parola si fa Preghiera

Signore Gesù, noi accettiamo volentieri di rimanere in te, ma non siamo altrettanto disponibili a essere purificati e «potati». Donaci di essere profondamente uniti a te, come il tralcio alla vite, e aiutaci a non sottrarci alle esigenze di questa unione. Potremo allora portare frutto per la gloria del Padre.

* UN MESE a MARIA
Gesù dona il suo Spirito
La presenza di Dio tra noi è viva e garantita dalla discesa dello Spirito nella Pentecoste. Effusione di grazia e di verità, partecipazione all’Amore che unisce il Padre e il Figlio e che sarà la nostra beatitudine eterna.
O Maria, donaci di saper collaborare all’azione dello Spirito Santo per essere testimoni dell’amore che Cristo è venuto a portare nel mondo.
Padre nostro, Ave Maria (10 volte), Gloria.

 

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