Messalino di Lunedì 25 Settembre
Dal libro di Esdra (1,1-6)
Nell’anno primo di Ciro, re di Persia, perché si adempisse la parola che il Signore aveva detto per bocca di Geremìa, il Signore suscitò lo spirito di Ciro, re di Persia, che fece proclamare per tutto il suo regno, anche per iscritto: «Così dice Ciro, re di Persia: “Il Signore, Dio del cielo, mi ha concesso tutti i regni della terra. Egli mi ha incaricato di costruirgli un tempio a Gerusalemme, che è in Giuda. Chiunque di voi appartiene al suo popolo, il suo Dio sia con lui e salga a Gerusalemme, che è in Giuda, e costruisca il tempio del Signore, Dio d’Israele: egli è il Dio che è a Gerusalemme. E a ogni superstite da tutti i luoghi dove aveva dimorato come straniero, gli abitanti del luogo forniranno argento e oro, beni e bestiame, con offerte spontanee per il tempio di Dio che è a Gerusalemme”».
Allora si levarono i capi di casato di Giuda e di Beniamino e i sacerdoti e i leviti. A tutti Dio aveva destato lo spirito, affinché salissero a costruire il tempio del Signore che è a Gerusalemme. Tutti i loro vicini li sostennero con oggetti d’argento, oro, beni, bestiame e oggetti preziosi, oltre a quello che ciascuno offrì spontaneamente.
* Ciro, re dei Persiani dal 559 avanti Cristo, si era rapidamente imposto sui suoi potenti vicini. Occupò la città di Babilonia nel 539 e fin dai primi mesi del 538 promulgò un editto che autorizzava i dispersi Giudei a ritornare nel loro paese di origine e a ricostruire il Tempio di Gerusalemme. Era una politica di opportunismo col rispetto delle minoranze etniche. Ma Dio, signore della storia, se ne servì per i suoi fini supremi.
Salmo Responsoriale (dal Sal 125)
Grandi cose ha fatto il Signore per noi.
Quando il Signore ristabilì la sorte di Sion,
ci sembrava di sognare.
Allora la nostra bocca si riempì di sorriso,
la nostra lingua di gioia.
Allora si diceva tra le genti:
«Il Signore ha fatto grandi cose per loro».
Grandi cose ha fatto il Signore per noi:
eravamo pieni di gioia.
Ristabilisci, Signore, la nostra sorte,
come i torrenti del Negheb.
Chi semina nelle lacrime
mieterà nella gioia.
Nell’andare, se ne va piangendo,
portando la semente da gettare,
ma nel tornare, viene con gioia,
portando i suoi covoni.
Canto al Vangelo (Mt 5,16)
Alleluia, alleluia. Risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro. Alleluia.
Dal Vangelo secondo Luca (8,16-18)
In quel tempo, Gesù disse alla folla: «Nessuno accende una lampada e la copre con un vaso o la mette sotto un letto, ma la pone su un candelabro, perché chi entra veda la luce.
Non c’è nulla di segreto che non sia manifestato, nulla di nascosto che non sia conosciuto e venga in piena luce.
Fate attenzione dunque a come ascoltate; perché a chi ha, sarà dato, ma a chi non ha, sarà tolto anche ciò che crede di avere».
* Nelle case palestinesi la lampada a olio veniva fissata sopra un supporto e quando aveva terminato il suo servizio veniva posta sotto il letto o sotto il moggio perché la fiamma si spegnesse. Ma il lume deve illuminare: è il suo compito; non deve essere posto in disparte, in un luogo in cui non può assolvere alla sua funzione. La parola di Dio vuole illuminare tutto il mondo.
Spunti di Riflessione
«Perché chi entra veda la luce»
«Nessuno accende una lampada e la copre con un vaso... ma la pone su un candelabro, perché chi entra veda la luce». Non basta aver la fede nell’intimo del cuore. Bisogna professarla apertamente. Non si accende una luce per nasconderla sotto il letto, ma la si mette sullo stipite perché possa illuminare tutta la stanza. La fede non deve rimanere nascosta e segreta. La si deve praticare alla luce del giorno. Chi nasconde la sua fede corre il rischio di perderla. La fede non è qualche cosa che si esaurisca come l’acqua in un recipiente; è una fonte che zampilla continuamente, freschissima. Impegna nel lavoro, apporta ricchezza, appartiene a tutti; non è un gioiello chiuso nello scrigno, un brillante messo sotto custodia; è un ornamento che l’uomo deve portare a gloria di Dio, un qualche cosa che deve mettere in evidenza, di cui deve parlare senza impaccio e con tutta naturalezza.
Ciò che è occulto, anela a essere manifestato; ciò che è velato, vuole essere conosciuto. Sarebbe innaturale, se i discepoli velassero e nascondessero quello che fu loro palesato e che hanno conosciuto. Quanto hanno saputo da Gesù in una cerchia ristretta, deve essere ampiamente diffuso. L’apostolato è una «legge naturale» per il discepolo di Cristo.
Vivere della conoscenza del Vangelo e annunziarlo, fa più ricchi sia in conoscenza che in fede. Diamo per ricevere! La Parola di Dio vuole illuminare tutto il mondo.
La Parola per me, Oggi
«Gesù c’invita a far attenzione a come ascoltiamo. Attenzione alle parole: non il messaggio completo nella sua unità, ma parole staccate, applicabili a occasioni particolari. La moneta spicciola della Parola. Saper riconoscere la Parola, facendo attenzione alle parole» (un monaco della Chiesa Orientale).
La Parola si fa Preghiera
Signore Gesù Cristo, luce del mondo, il giorno del nostro battesimo abbiamo acceso la nostra lampada alla tua fiamma. Donaci di riflettere la tua luce e di ardere del tuo amore, oggi e sempre.