Messalino di Giovedì 26 Aprile
Dagli Atti degli Apostoli (13,13-25)
Salpàti da Pafo, Paolo e i suoi compagni giunsero a Perge, in Panfìlia. Ma Giovanni si separò da loro e ritornò a Gerusalemme. Essi invece, proseguendo da Perge, arrivarono ad Antiòchia in Pisìdia, e, entrati nella sinagòga nel giorno di sabato, sedettero. Dopo la lettura della Legge e dei Profeti, i capi della sinagòga mandarono a dire loro: «Fratelli, se avete qualche parola di esortazione per il popolo, parlate!».
Si alzò Paolo e, fatto cenno con la mano, disse: «Uomini d’Israele e voi timorati di Dio, ascoltate. Il Dio di questo popolo d’Israele scelse i nostri padri e rialzò il popolo durante il suo esilio in terra d’Egitto, e con braccio potente li condusse via di là. Quindi sopportò la loro condotta per circa quarant’anni nel deserto, distrusse sette nazioni nella terra di Canaan e concesse loro in eredità quella terra per circa quattrocentocinquanta anni.
Dopo questo diede loro dei giudici, fino al profeta Samuèle. Poi essi chiesero un re e Dio diede loro Sàul, figlio di Chis, della tribù di Beniamino, per quarant’anni. E, dopo averlo rimosso, suscitò per loro Davide come re, al quale rese questa testimonianza: “Ho trovato Davide, figlio di Iesse, uomo secondo il mio cuore; egli adempirà tutti i miei voleri”.
Dalla discendenza di lui, secondo la promessa, Dio inviò, come salvatore per Israele, Gesù. Giovanni aveva preparato la sua venuta predicando un battesimo di conversione a tutto il popolo d’Israele. Diceva Giovanni sul finire della sua missione: “Io non sono quello che voi pensate!
Ma ecco, viene dopo di me uno, al quale io non sono degno di slacciare i sandali”».
* Nella Sinagoga Paolo esordisce con un riassunto di “storia sacra”: uscita dall’Egitto, sistemazione in Canaan, periodo dei Giudici sino a Samuele, i due primi re. La promessa fatta a Davide serve da introduzione alla storia di Gesù, preceduto da Giovanni Battista.
Salmo Responsoriale (dal Sal 88)
Canterò in eterno l’amore del Signore.
Canterò in eterno l’amore del Signore,
di generazione in generazione
farò conoscere con la mia bocca la tua fedeltà,
perché ho detto: «È un amore edificato per sempre;
nel cielo rendi stabile la tua fedeltà».
«Ho trovato Davide, mio servo,
con il mio santo olio l’ho consacrato;
la mia mano è il suo sostegno,
il mio braccio è la sua forza».
«La mia fedeltà e il mio amore saranno con lui
e nel mio nome s’innalzerà la sua fronte.
Egli mi invocherà: “Tu sei mio padre,
mio Dio e roccia della mia salvezza”».
Canto al Vangelo (cf Ap 1,5)
Alleluia, alleluia. Gesù Cristo, testimone fedele, primogenito dei morti, tu ci hai amati e hai lavato i nostri peccati nel tuo sangue. Alleluia.
Dal Vangelo secondo Giovanni (13,16-20)
[Dopo che ebbe lavato i piedi ai discepoli, Gesù] disse loro: «In verità, in verità io vi dico: un servo non è più grande del suo padrone, né un inviato è più grande di chi lo ha mandato. Sapendo queste cose, siete beati se le mettete in pratica.
Non parlo di tutti voi; io conosco quelli che ho scelto; ma deve compiersi la Scrittura: “Colui che mangia il mio pane ha alzato contro di me il suo calcagno”. Ve lo dico fin d’ora, prima che accada, perché, quando sarà avvenuto, crediate che Io sono.
In verità, in verità io vi dico: chi accoglie colui che io manderò, accoglie me; chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato».
* Uno dei discepoli non parteciperà alla beatitudine promessa a chi pratica l’umiltà. Il pane mangiato in comune significa confidenza e intimità; il colpo di piede significa una rottura brutale. In Oriente l’ospitalità ha qualche cosa di sacro: tramare contro il proprio ospite è un delitto odioso.
Spunti di Riflessione
La nostra umiltà
«Sapendo queste cose, siete beati se le mettete in pratica». È la beatitudine dell’umiltà. Umiltà e amore costituiscono essenzialmente un tutt’uno, anzi l’umiltà è l’amore alzato all’ultima, estrema purezza. L’umiltà è il vertice dell’amore.
L’umiltà è verità, perché è nell’umiltà che l’uomo riconosce veramente se stesso. L’umiltà è un rispetto profondo di ogni altro essere, di ogni altre persona.
Gesù ha mostrato l’umiltà estrema perché era sempre nella volontà del Padre, svincolato totalmente da se stesso. C’è nella vita di ogni individuo, di ogni fanciullo e di ogni fanciulla, un momento in cui si esce dall’infantilismo; un momento in cui si scopre la nostra umiltà di fronte al mondo.
Racconta una scrittrice: “Mi raffiguravo a 9 anni come una fata meravigliosa; mi pareva di possedere scarpette di vernice, abiti lunghissimi tutti di seta; mi pareva di essere riverita da tutti e onorata. Finché un giorno mi accorsi, un giorno come gli altri, che non avevo più scarpette di vernice, ma povere scarpe color marrone, mi accorsi che non avevo addosso degli abiti di seta frusciante, ma semplicemente il vestitino solito di tutti. Fu una scoperta dolorosa il conoscere che ero poverissima, che non ero quello che mi raffiguravo; ma nello stesso tempo, immediatamente, con questa scoperta dolorosa, trovai e scoprii il mondo meraviglioso che esisteva fuori di me; scoprii il cielo, la natura, qualche cosa di incantevole”. È un momento doloroso quando noi intravediamo la miseria fondamentale di noi stessi, ma nello stesso tempo è una ricchezza insospettata, quando scopriamo il mondo meraviglioso degli altri: il Paradiso sono gli altri. L’umiltà ci porta a questo: a scoprire il paradiso che sono gli altri.
La Parola per me, Oggi
Bisogna farsi piccoli per diventare veramente grandi. La Madonna fu l’unica creatura che non ebbe mai uno sguardo interiore di compiacimento su se stessa. Era tutta orientata a Dio. La grazia ti fa vivere nella luce di Dio, ti fa guardare sempre a Lui. Sull’esempio della Madonna pratica l’umiltà: non fermarti mai a compiacerti di te stessa.
La Parola si fa Preghiera
Abbassa il nostro capo con la carezza della tua mano, Signore. Rendici umili e poveri di fronte al tuo mistero, perché possiamo comprendere il segreto del tuo amore che si abbassa per venirci incontro. Rendici umili, Signore, e saremo simili a te, perché ti vedremo come tu sei.