Messalino di Domenica 3 Marzo

Messalino di Domenica 3 Marzo

 

Dal libro del Siracide (27,4-7)

Quando si scuote un setaccio restano i rifiuti;
così quando un uomo discute, ne appaiono i difetti.
I vasi del ceramista li mette a prova la fornace,
così il modo di ragionare è il banco di prova per un uomo.
Il frutto dimostra come è coltivato l’albero,
così la parola rivela i pensieri del cuore.
Non lodare nessuno prima che abbia parlato,
poiché questa è la prova degli uomini.

* La parola è rivelatrice del pensiero e del cuore dell’uomo. La mancanza di amore e di bontà si manifesta nel giudizio di condanna e nell’arroganza delle parole.

 

Salmo Responsoriale (dal Sal 91)
è bello rendere grazie al Signore.

è bello rendere grazie al Signore
e cantare al tuo nome, o Altissimo,
annunciare al mattino il tuo amore,
la tua fedeltà lungo la notte.

Il giusto fiorirà come palma,
crescerà come cedro del Libano;
piantati nella casa del Signore,
fioriranno negli atri del nostro Dio.

Nella vecchiaia daranno ancora frutti,
saranno verdi e rigogliosi,
per annunciare quanto è retto il Signore,
mia roccia: in lui non c’è malvagità.

 

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi (15,54-58)

Fratelli, quando poi questo corpo corruttibile si sarà vestito d’incorruttibilità e questo corpo mortale d’immortalità, si compirà la parola della Scrittura:
La morte è stata inghiottita nella vittoria.
Dov’è, o morte, la tua vittoria?
Dov’è, o morte, il tuo pungiglione?
Il pungiglione della morte è il peccato e la forza del peccato è la Legge. Siano rese grazie a Dio, che ci dà la vittoria per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo! Perciò, fratelli miei carissimi, rimanete saldi e irremovibili, progredendo sempre più nell’opera del Signore, sapendo che la vostra fatica non è vana nel Signore.

* Il trionfo di Cristo deve essere completo, tutto ciò che è corruttibile deve essere trasformato dalla sua gloria. Allora la morte sarà vinta definitivamente.

 

Canto al Vangelo (cf At 16,14b)
Alleluia, alleluia. Apri, Signore, il nostro cuore e comprenderemo le parole del Figlio tuo. Alleluia.

Dal Vangelo secondo Luca (6,39-45)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli una parabola: «Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutti e due in un fosso? Un discepolo non è più del maestro; ma ognuno, che sia ben preparato, sarà come il suo maestro.
Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? Come puoi dire al tuo fratello: «Fratello, lascia che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio», mentre tu stesso non vedi la trave che è nel tuo occhio? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello.
Non vi è albero buono che produca un frutto cattivo, né vi è d’altronde albero cattivo che produca un frutto buono. Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dagli spini, né si vendemmia uva da un rovo. L’uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene; l’uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male: la sua bocca infatti esprime ciò che dal cuore sovrabbonda.

* Gesù coinvolge l’intimo di chi accoglie la sua Parola e porta alla maturità dell’amore. Il discepolo, chiamato a essere luce per gli altri, deve avere un cuore che sovrabbondi di ogni bene.

 

Spunti di Riflessione

Il frutto dimostra come è coltivato l’albero
Quando un uomo comincia a riflettere, o meglio a riflettersi in Dio, come in uno specchio, «gli appaiono i suoi difetti». In definitiva s’accorge di non saper amare. Finché viviamo quaggiù, noi viviamo in un miscuglio di luci e di tenebre che continuamente si addensano nel nostro cuore. Luci che folgorano, tenebre che fermano, frenano la grazia, trattengono la luce. È un processo continuo di maturazione.
«Il modo di ragionare è il banco di prova per un uomo». La parola infatti è rivelatrice del pensiero e del cuore dell’uomo. L’intimo dell’uomo è buono se riflette un amore umile. Umiltà e amore costituiscono essenzialmente un tutt’uno, anzi l’umiltà è l’amore alzato all’ultima, estrema purezza, è il vertice dell’amore. L’umiltà è quella forza così potente, così estrema che spinge l’amore a donarsi generosamente.
L’uomo è veramente se stesso, quando si stacca dal proprio io. Quando non vive fuori del proprio io, non è più umile. Senza umiltà noi si diventa grossolani, monotoni; si diventa superficiali. L’umiltà dà spazio agli altri, riconosce e ama la loro personalità, li accetta come diversi da sé, li fa più grandi, si rifiuta di renderli strumenti della propria glorificazione personale. Ognuno è quello che dona. Ciò che è divino parla nel silenzio.

«La parola rivela i pensieri del cuore». Occorre che le nostre parole siano espressione di saggezza e di bontà. Una persona di grande responsabilità, prima di ogni incontro pregava così: «Signore, fa’ che ogni mia parola sia espressione di verità, di umiltà e di carità». Anche il silenzio è rivelatore di una persona; un silenzio che sia profondità, pienezza, rifluire tranquillo di vita nascosta...

La bocca esprime ciò che dal cuore sovrabbonda
«Può forse un cieco guidare un altro cieco?». Gli scribi si autodefiniscono guide del popolo. Ma poiché la nuova mèta che Dio ha fissato al cammino di questo popolo è il suo Regno, chi è cieco dinanzi ai segni del Regno che si approssima, non può fungere da guida.
La natura del cuore dell’uomo si comprende dai suoi gesti e dalle sue parole: «Ogni albero si riconosce dal suo frutto». Quando la Parola di Gesù è accolta da questo cuore, quando il Regno, la giustizia di Dio lo hanno conquistato, allora il cuore è diventato un tesoro dal quale fluisce il bene.
Il Cuore della Vergine è il tesoro più prezioso di Dio; Cuore Immacolato, perché tutto invaso e posseduto dalla Parola di Dio, dal Verbo.

 

La Parola per me, Oggi

«Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello?». Gesù invita all’umile amore. L’umiltà è verità, perché è nell’umiltà che l’uomo riconosce veramente se stesso.

 

La Parola si fa Preghiera

La parola che risuona nella tua Chiesa, o Padre, come fonte di saggezza e norma di vita, ci aiuti a comprendere e ad amare i nostri fratelli, perché non diventiamo giudici presuntuosi e cattivi, ma operatori instancabili di bontà e di pace.

 

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