«Lavorate non per il nutrimento che perisce, ma per il nutrimento che resta per la Vita eterna, per quella Vita che Figlio dell’uomo vi darà; poiché è lui che il Padre, Dio, ha segnato col suo sigillo».
Gli risposero allora: «Che cosa dobbiamo fare per lavorare alle opere di Dio?». Gesù rispose: «L’opera di Dio è questa: credere in colui che egli ha mandato».(Giovanni 6,27-29)
Credere è affidarsi con tutto l’essere a Gesù. Ecco la ricerca vera di Gesù. Diceva San Gregorio Magno: «Cerca il Cuore di Gesù nelle parole di Gesù; cerca il Cuore di Dio nelle parole di Dio». La ricerca di Gesù viene condotta attraverso le sue parole, attraverso il Vangelo. «Beati coloro che ascoltano la Parola di Dio», ha detto Gesù, e fece l’elogio più bello di Maria, la Madre di Gesù. Ella è stata l’ascoltatrice massima della Parola di Dio, che «conservava nel suo Cuore».
Ci sono quattro momenti di questa ricerca:
a) La lettura del Vangelo. Una lettura attenta cercando di comprendere ogni parola della Parola di Dio (servendosi anche dei preziosi commenti di Don Carlo, che ha accostato la Parola di Dio in ginocchio, nel Cuore Immacolato della Mamma Celeste). Questa lettura è già preghiera anzi è il nocciolo della preghiera. Le parole di Gesù non finiranno mai di abbagliare di luce: più si penetra, più si scava nelle profondità e più si troveranno delle ricchezze meravigliose.
– Prima di entrare in preghiera è necessario fare un atto di umiltà interiore, di profondo annientamento: Dio è Colui che è.
b) La meditazione. La Madonna «confrontava nel suo Cuore».
– Usare il metodo dei raffronti, accostando il brano (o anche solo un versetto) ad altri che lo illuminano e lo spiegano:
1) Leggere lentissimamente il brano con la matita in mano, per segnare quello che è piaciuto. Prendere un tema qualsiasi; ricercare, per esempio, la carità fraterna, l’amore di Gesù per i peccatori, le relazioni di Gesù con il Padre, ecc.
2) Sottolilleare le frasi relative: questo brano ne evoca altri? Dove si notano le somiglianze e le differenze? Evoca qualche Salmo? Quale? Una simile attenzione, un’intensa cura nel confrontare e meditare le parole di Gesù era nello stile di Maria: «Conservava (confrontava) tutte le parole e gli avvenimenti (dabar) nel suo cuore» (Lc 2,51).
3) Ogni singolo brano va riallacciato al contesto, ciòè a ciò che precede e a ciò che segue.
– Alcuni suggerimenti per la nostra sosta riflessiva:
1) Come si sono comportati i personaggi del brano?
2) Qual è il loro atteggiamento verso Gesù?
3) Quali sono i sentimenti di Gesù nei loro riguardi?
4) In quale personaggio ci ritroviamo?
5) Ci fa paura ciò che dice Gesù, ci scomoda, ci costringe a cambiare qualcosa?
c) La preghiera. Essa nasce spontanea. Sant’Agostino diceva: «Se non vuoi che il tuo cuore marcisca, alzalo verso Dio».
La preghiera più gradita che possiamo rivolgere a Gesù è trasformare in preghiera le sue stesse Parole; parlargli con le sue stesse Parole.
La preghiera è questo colloquio, questo dialogo, questo fraseggiare familiarmente con il Signore, dopo che lo si è cercato nelle sue parole.
d) La contemplazione. Amare Colui che ci parla. L’anima è ormai arroventata; è stata come legata alla sorgente, per cui scorre in essa l’Acqua viva. Ha fatto presa con la centrale di luce per cui diventa luminosa e irradiante. Tutta la giornata vive in quest’armonia soprannaturale, in questa gioia che irradia da lei. Non può fare a meno di amare, perché ha trovato la vera sorgente dell’Amore, che è Dio.
– Il nostro pensiero, l’affetto, la fantasia, ogni mozione interiore deve concentrarsi in Gesù, spigendoci nell’amore per lui. Gesù ci porterà al Padre, all’interno della Trinità Santissima: «Nessuno va al Padre se non per me» (Gv 14,6).
– L’annuncio scaturisce sempre dall’amore che abbiamo per Gesù. Ecco perché la meditazione della Parola è una scuola necessaria per formare e sostenere l’evangelizzatore.
La peggiore avarizia è tenere solo per sé laParola diDio. «Contemplata tradere», occorre cioè annunciare ciò che si è meditato e contemplato della Parola di Dio.
«Il più piccolo di tutti i semi»
Gli studiosi della natura e delle piante sono stupiti di fronte a tutto quello che è contenuto in un piccolo seme e che la scienza va mettendo sempre meglio in luce. Se si dovessero mettere per iscritto tutte le informazioni contenute in un seme, ne risulterebbe una specie di enciclopedia. Tutto vi è programmato nei minimi particolari. Viene da pensare ad un computer naturale, in cui si trova memorizzata una mole incalcolabile di dati: quando e come sbocciare, quali frutti portare, di quale colore e sapore, di quali dimensioni, come reagire a questo o a quell’agente esterno, come adattarsi ad un diverso clima, ecc. A volte queste informazioni rimangono operanti per secoli se è vera la notizia secondo cui semi di grano, ancora vivi e capaci di germinare, sarebbero stati ritrovati nelle antiche piramidi d’Egitto.
Il Vangelo è anch’esso un seme. Gesù stesso lo paragona al “più piccolo di tutti i semi”(Matteo 13,32) e paragona se stesso ad un chicco di grano seminato in terra. Come il seme, esso nasconde in sé risorse insospettate che dopo duemila anni siamo ben lungi dall’aver finito di esplorare. Nel Vangelo si trovano racchiuse “informazioni”, che permettono ad esso di tornare a fiorire in ogni stagione della storia, di acclimatarsi in ogni cultura, senza mai smentirsi o cambiare natura.