Un racconto…

Un racconto…

“Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri! Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio” (Lc 3,4.6).

FIn attesa con Maria: 1° giorno

ENTRA! ENTRA!

A Natale i negozi si vestono a festa: abbaglianti luci e tormentoni natalizi sprizzano oltre le vetrine per accalappiare gente. Vetrine sempre più alte, ampie e luminose ammiccano ai passanti. “Entra… entra…” sembrano sussurrarti.
Una volta dentro il turbinio di luci e suoni s’intensifica e una voce strisciante e malefica t’ordina: “Compra! compra!”.
Quando il registratore di cassa ha compiuto il suo dovere, i sorrisi si spengono, lo scontrino fiscale dice: “Grazie e arrivederci”, il negozio si fa improvvisamente inospitale e ti sputa fuori sul marciapiedi. E tu riprendi a cercare più vuoto di prima lo spirito del Natale. Sconfitto e sconsolato, con la tua bustina contenente una costosissima schifezza, che vista al di fuori della vetrina, non sembra più questa gran cosa, cammini ciondolando, cercando di fartene una ragione, dando chissà quale presunto valore alla schifezza, ma che, in fondo in fondo lo sai anche tu: è solo una schifezza.
Le vetrine sussurrano forte adesso: “Entra! entra! È quasi mezzanotte, entra, devi comprare, non ti puoi astenere, è la notte di Natale…”
Le luci brillano più forte, i bagliori si fanno suadenti. Non t’accorgi che stai per ricascarci. Quasi portato per mano t’accosti leggero leggero e ti lasci andare. Stai guardando un’altra vetrina molto provocante ma hai già speso tutto prima, allora le luci si distorcono, diventano tetre, spettrali e formano ombre minacciose “vattene! vattene! fai posto imbecille, vedi che c’è gente che deve comprare”. Alle tue spalle una folla s’accalca, uomini e donne dagli occhi spenti. Li vedi venire verso di te, tutti uguali, tutti con lo stesso sorriso ebete, attratti dalle luci e dai suoni ipnotici della vetrina. Piano piano ti scansi allibito e loro, come automi, s’accalcano. Le luci li coccolano, li lusingano, fanno a gara per contendersi quegli occhi stralunati che non sanno più cosa guardare, sono ingoiati dal negozio. Entrano e spendono, spendono.
Quando la cassa finalmente li sputa fuori con lo scontrino fiscale in mano e lo sguardo assente, li vedi ciondolare alla spicciolata, li guardi bene, sono ancora tutti uguali. Un grido di terrore ti si soffoca in gola: t’accorgi che sono tutti uguali a te, t’accorgi di vedere tanti te stesso. Ormai annullato t’unisci a loro e vaghi, ancora e ancora…

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