PER ESSERE VERAMENTE SE STESSI

PER ESSERE VERAMENTE SE STESSI

“Dio vede un popolo schiavo in Egitto e sogna un popolo libero”. Nel messaggio per la Quaresima 2024 dal titolo Attraverso il deserto Dio ci guida alla libertà, Papa Francesco, citando il paradigma dell’Esodo, ci guida attraverso le parole di libertà e speranza. Richiamando il Decalogo, egli afferma: “Quando il nostro Dio si rivela, comunica libertà: «Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dalla terra d’Egitto, dalla condizione servile»”. Questo apre la porta a una Quaresima intesa come tempo di grazia, un deserto che torna ad essere “il luogo del primo amore”. 

di Don Carlo

È nell’umiltà che l’uomo riconosce veramente se stesso

L’umiltà è una particolare qualità dell’amore.
Umiltà e amore costituiscono essenzialmente un tutt’uno, anzi l’umiltà è l’amore alzato all’ultima, estrema purezza.
L’umiltà è quella forza così potente, così estrema che spinge l’amore a donarsi generosamente. L’uomo è veramente se stesso, quando si stacca dal proprio io, cioè quando esce fuori del guscio di se stesso.
Sbarrato nel proprio io, incapsulato nel proprio io, l’uomo è vuoto, senza speranza.
Quando l’uomo non si dona più, non è più uomo.
Quando non vive fuori del proprio io, non è più umile.
Senza umiltà noi si diventa grossolani, monotoni; si diventa superficiali.

L’umiltà ha un pregio: ci avvolge di mistero. Non si può amare ciò che è privo di mistero.
L’umiltà ci chiude nel mistero e ci rende amabili. Quando si scopre una cosa ricca di mistero, si fa di tutto per possederla. Così, quando s’incontra una persona che è avvolta nell’umiltà ci si sente sospinti ad avvicinarla, a viverle insieme, a starle accanto.

L’egoismo ci toglie tutte le energie, ci rende sempre più fiacchi, dolenti,
privi di slancio, indifferenti, monotoni.
L’egoismo ci rende cupi e gretti.

Chi è umile, liberamente assume responsabilità e acquista agilità e scioltezza.
L’umiltà è verità, perché è nell’umiltà che l’uomo riconosce veramente se stesso.
L’umiltà è un rispetto profondo di ogni altro essere, di ogni altre persona.
Scrisse Sartre nel suo libro A porte chiuse: “L’inferno sono gli altri”. È vero il contrario: “Il Paradiso sono gli altri”. Attraverso l’umiltà noi si incomincia a vivere nel cielo.
L’umiltà dà spazio agli altri, riconosce e ama la loro personalità, li accetta come diversi da sé, li fa più grandi, si rifiuta di renderli strumenti della propria glorificazione personale; per cui l’umiltà è una sorgente da cui fluisce agli altri una nuova forza; è quindi una forza creativa.
L’umiltà è ricettività; l’umiltà è intelligenza. Più uno dona, più si arricchisce. Ognuno è quello che dona.
L’umiltà ci spinge a uscire da noi stessi, a donarci agli altri. La nostra personalità se è ricettività continua diventa anche una donazione continua.
Nell’umiltà si diventa di più di quello che già si è.

Ognuno è quello che dona; ma l’umiltà ci arricchisce continuamente.

Si ha allora la sistole e la diastole del cuore spirituale, l’inspirazione e l’espirazione dei polmoni dell’anima, cioè donare se stessi e ricevere dagli altri, poi di nuovo donare se stessi e ricevere ancora dagli altri. È questo il respiro dello spirito.

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